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BIANCHI, 25 aprile
“ Bianchi tra confino politico, internamento e liberazione“. Questo il tema dell’incontro svoltosi all’aperto in Piazza Matteotti davanti al Palazzo comunale in occasione del sessantasettesimo anniversario della Liberazione. La manifestazione organizzata dal Comune di Bianchi, assessorato alla Cultura, per ricordare che nel 25 aprile del 1945 affondano le proprie radici, la Repubblica e la democrazia. Una mostra di reperti bellici a cura di Michele Polisicchio, due figuranti, partigiano e soldato tedesco, l’inno di Mameli, canzoni partigiane e la lettura di alcune lettere di condannati a morte hanno fatto di cornice alla manifestazione. Ai lavori, coordinati da Pasquale Taverna Assessore alla Cultura, hanno partecipato Saverio Bianco, gruppo Biblioteca; Capitano Cesare Mancuso (riservista) presidente dell’Associazione Regionale Anac, Arma di Cavalleria, Sezione Capitano Fulco Ruffo di Calabria e relazionato il professor Leonardo Narduccio Falbo. L’assessore Taverna, nel porgere i saluti alla numerosa platea, tra l’altro ha sottolineato l’impegno dell’amministrazione comunale sul fronte della Cultura ed evidenziato un certo “calo di tono” sul 25 aprile. Il giovane Saverio Bianco ha sostenuto i buoni propositi del gruppo Biblioteca e sottolineato come uomini e donne combatterono fino alla morte per un unico ideale “ la libertà e la democrazia”. Il neo presidente Mancuso, nella sua prima uscita ha evidenziato come l’Associazione tiene moltissimo alla “diffusione dei sentimenti d’amore e fedeltà alla Patria, culto delle glorie militari e dei caduti nell’adempimento del dovere. Sintesi di valori - ha concluso- che hanno costituito e mantengono unita la nazione”. Per circa un’ora, il professor Falbo, con linguaggio semplice e lineare ha deliziato la platea rievocando eventi bellici già noti ma soprattutto alcuni inediti. Falbo ha esordito nel dire che, c’è la necessità di “ rinfrescare la memoria per ricordare le nostre origini e chi siamo stati. Questo, per sapere dove vogliamo andare”. Poi lamenta un certo “oblio sul passato”. Un capitolo di storia, quello del “confino politico” che tutti dovrebbero conoscere, ha detto Falbo ed invitato a scoprire “la produttività della memoria”. Con passione.
, lo studioso ha raccontato del “confino” nella Valle del Savuto e in particolare nel Comune di Bianchi con circa trentadue confinati. “Uomini, che hanno avuto la sola colpa di essere oppositori del fascismo e la gente del Savuto- ha detto Falbo, li ha accolti senza mai assumere un atteggiamento razziale”. Affrontando il tema della Liberazione, Falbo ha sottolineato l’umanità, la forza di libertà e l’amore per la Patria che traspare da quelle lettere appena riproposte. Profonda ed interessante la tesi sulla Resistenza, per affermare, che moltissimi calabresi hanno combattuto la dittatura e sono morti nel periodo “28 ottobre 1922” colpo di stato che portò al potere il fascismo, fino al “8 settembre 1943” come Fausto Gullo, Pietro Mancini, De Luca, Paolo Cappello e tanti altri. Falbo si domanda”Non sono anche questi combattenti, antifascisti ?”. Lo studioso sostiene che il suo non è “ un artificio per accumunare tutti nella resistenza breve, ma la necessità di affermare che la resistenza è stata combattuta anche dai calabresi”. E’ noto che migliaia di calabresi hanno imbracciato il fucile sul fronte Russo e Greco e nelle milizie partigiane al Nord-Italia anche dopo l’8 settembre. Infine Falbo, annuncia che il Comune di Bianchi annovera un partigiano Eufemio Elia e per il quale auspica una certa attenzione.
Pasquale Taverna
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